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Visitare i Monti Dauni: l'itinerario dei castelli
(Nella foto: il Castello di Bovino)
I borghi dei Monti Dauni sono puntellati di fortezze e torri, retaggio di secoli di storia durante i quali questi luoghi hanno visto avvicendarsi diversi popoli e dinastie di conquistatori ed accolto grandi condottieri e illustri teste coronate.
Poco fuori Casalnuovo si trova la torre normanna di Monterotaro, a base quadrata, che testimonia la preesistenza del Castellum Montis Rotaris, con tutta probabilità l’ultimo avamposto orientale del dominio longobardo. A pochi chilometri da Casalnuovo, in aperta campagna, c’è il Castello di Dragonara, trasformatosi in dimora rurale a seguito delle continue modifiche subite. Ai Bizantini, invece, che per meglio controllare i confini con il regno longobardo crearono intorno all’anno 1000 un fitto sistema difensivo, si dovrebbero le due imponenti torri cilindriche che dominano i borghi di Castelluccio Valmaggiore e Biccari nei Monti Dauni Settentrionali.
Il Castello di Bovino, edificato sullo stesso sito di un fortilizio romano, splende maestoso da secoli sulla Valle del Cervaro, strategica via di comunicazione tra la Puglia e la Campania. Oggetto di continue modifiche ed ampliamenti, deve al generale normanno Drogone la particolare torre cilindrica a cavaliere, poi inglobata nell’architettura del Cassero durante l’intervento voluto da Federico II. Qui furono accolti personaggi illustri del calibro di Giovan Battista Marino, Torquato Tasso, Maria Teresa d’Austria e papa Benedetto XII. Oggi, gli ambienti del castello ospitano rappresentazioni teatrali e concerti, unitamente al Museo Diocesano di Bovino che conserva il tesoro di questa antichissima sede vescovile. Da non perdere gli affascinanti giardini pensili, la settecentesca torre dell’orologio e la statua del duca Inigo Velez De Guevara, opera di Giovanni Amendola.
Anche la possente fortezza che domina il borgo di Deliceto ha subìto continui rimaneggiamenti. Eretta da signori normanni nell’XI sec., venne sostanzialmente reinventata da Carlo I d’Angiò: pur mantenendo l’originario mastio quadrangolare, il sovrano francese modificò la pianta del castello da triangolare a trapezoidale e volle la costruzione di massicci torrioni circolari, uno dei quali detto Parasinno (dall’arabo parasin, ladrone) fu destinato a luogo di detenzione e tortura.
Con l’avvento degli svevi, i preesistenti manieri normanni vengono potenziati o riqualificati come residenze di caccia, affiancando a finalità prettamente militari e di difesa anche esigenze compatibili con una vita di corte, e sorgono nuovi castelli a Lucera, Pietramontecorvino e Ascoli Satriano, quest’ultimo trasformato in Palazzo Ducale quando nel XVII sec. divenne dimora dei duchi Marulli.
I resti del Palazzo Imperiale di Federico II a Lucera
Distribuito su tre piani, il palazzo imperiale di Federico II a Lucera era a base quadrangolare e contraddistinto da una corte interna e da pareti a scarpa. Secondo alcune ricostruzioni, la fortificazione – che ospitava gli appartamenti reali, gli alloggi dei cortigiani e le camerate delle guarnigioni militari nei sotterranei – si presentava al livello più alto in forma ottagonale, a guisa del linguaggio architettonico del celebre Castel del Monte di Andria. Dai resti del perimetro del palazzo imperiale di Lucera trapela l’insolita assenza di aperture in corrispondenza del piano di calpestio esterno. Forse si accedeva all’edificio direttamente dai piani superiori mediante scale a pioli mobili. Ma secondo un’ipotesi più suggestiva ed accreditata da scavi archeologici, si ricorreva all’utilizzo di passaggi sotterranei; in tal caso, questa originale soluzione difensiva confermerebbe l’importanza che Federico II attribuiva alla roccaforte lucerina.
Intorno alla torre normanna di Pietramontecorvino, dominante il borgo e la valle ai piedi della collina, si sviluppò nei secoli quello che oggi è conosciuto come Rione di Terravecchia e che racchiude la Chiesa Badiale e il Palazzo Ducale, ricco di belle sale e di uno splendido terrazzo panoramico. Gli interni dell’austera torre, impreziosita unicamente da bifore gotiche e da un poggiolo, sono oggi destinati ad un tecnologico Centro Visite tematico su Tradizioni e Brigantaggio.
Portale in pietra del Castello Imperiale di Sant'Agata di Puglia
Dall’alto dei suoi 800 metri s.l.m. il Castello imperiale di Sant’Agata di Puglia offre una spettacolare vista panoramica che spazia dal Tavoliere all’Irpinia e al Vulture. Come molti manieri dei Monti Dauni, anche l’attuale fortificazione di Sant’Agata di Puglia è il risultato di continue trasformazioni avvenute nei secoli. Su preesistenti costruzioni romane e longobarde, Federico II edificò un possente castello a grandi linee uguale a quello che è giunto fino ai nostri giorni. Caratterizzato dalle squadrate torri angolari e da un grande portale in pietra rigata, la fortezza venne rimaneggiata sotto angioini ed aragonesi per meglio rispondere alle esigenze della ‘subentrata’ vita di corte.
Tra i castelli più recenti comparsi sui Monti Dauni c’è il Castello dei Gambacorta a Celenza Valfortore: databile intorno alla fine del XV sec., cambiò volto nel XVII sec. in seguito alla costruzione delle mura del giardino pensile. Oggi resta solo una delle cinque torri merlate dell’antica architettura, di proprietà privata, insieme ad un cortile coperto e a tre logge. A Rocchetta Sant’Antonio, a pochi metri dai ruderi di Castel Sant’Antimo – una fortezza distrutta dal sisma del 1456 – si trova il castello d’Aquino, splendido nella sua integrità, terminato nel 1507. Progettato dal famoso architetto senese Francesco di Giorgio Martini, l’edificio svetta su uno sperone roccioso e presenta forma triangolare e originalissime torri dotate di merli a geometria ogivale.
Il Castello d'Aquino a Rocchetta Sant'Antonio
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